Una recensione psicoanalitica davvero “personale” del giallo napoletano Aglio, olio e assassino di Pino Imperatore

ovvero: Elogio del mio assassino

Tutto è cominciato con una divertita telefonata ricevuta da una mia ex assistita (io preferisco definire “assistiti” i pazienti con me in cura medica o psicoanalitica), la cui psicoterapia ha sortito effetti gratificanti per entrambi, e, nonostante la lontananza geografica, siamo rimasti in ottimi rapporti che coltiviamo via email. Dunque qualche settimana fa, la signora Mavà (la chiamerò così perché era un suo ricorrente e sorridente intercalare) mi annuncia, assai divertita e ironica, che ha appena letto che sono stato assassinato! …in un romanzo giallo, però, si affretta ad aggiungere, insieme al fatto che questo libro viene venduto con appena un paio di euro in più insieme a un quotidiano. Mi augura una buona estate e mi consiglia la lettura, secondo lei piacevole, di questo volume, il cui autore è Pino Imperatore, sul quale mi documento, giustamente incuriosito, con rapidità. In serata trovo subito il libro presso l’edicola più vicina a casa mia. Pur avendo in cantiere questa estate una mole notevole di lavoro, non rinuncio all’intrigante idea di macinare un po’ di pagine di questo voluminoso noir; e, come fanno in genere i lettori “seriali”, controllo subito il numero totale delle pagine, senza provare a mettere a fuoco nient’altro dell’ultima pagina, che in questo caso porta il numero 361. Va bene, mi sono detto, cominciamo col leggiucchiare un pochino e vediamo se la storia mi prende.

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Recensioni – Da Paulo Coelho a Laurie Anderson, ventitré interviste raccolte nel libro di un analista junghiano

di Luciana Sica (Fonte: La Repubblica)

Robert Altman e James Hillman, Laurie Anderson e Paulo Coelho, Georges Lapassade e Judith Malina. E poi ancora: Alberto Oliverio, Dacia Maraini, Aldo Carotenuto, Bianca Garufi, Laura Morante, Paolo Rossi, Daniele Sepe, Ernest Lawrence Rossi… ventitré personaggi intervistati sul sogno e la psicoanalisi, una galleria di ritratti piuttosto insoliti – di professori, antropologi, registi, attori, scrittori, pittori, musicisti, insomma d’ intellettuali e artisti – raccolti in un libro che ha un titolo basato su un calembour facile facile ma di sicuro effetto: Di che sogno sei, in uscita da Liguori (pagg. 170, lire 35.000). L’ autore è il quarantaquattrenne Amedeo Caruso, specialista in medicina interna e psicoterapeuta di formazione junghiana, studioso di trance e d’ ipnosi, ma anche appassionato cultore di piaceri letterari, con un gusto vistoso per il cinema, il teatro, la musica. Si direbbe uno psicoanalista en artiste, e il suo libro in qualche modo gli somiglia, riflette senz’ altro l’ eclettismo intellettuale, o anche più semplicemente il divertimento dell’ autore, la passione di curiosare, d’ indagare nelle pieghe più segrete degli affascinanti personaggi che tanto gli piace incontrare. Ecco, divertissement è la parola più adatta per descrivere questo libro esile ma gradevolissimo: se manca ovviamente lo spessore del saggio scientifico, alcuni passaggi possono comunque interessare anche i lettori più avvertiti. In particolare, è molto ben condotta l’ intervista ad Alberto Oliverio, uno psicobiologo di fama. Le risposte sono precise, mai banali, sempre molto colte. Da sottoscrivere pienamente è il punto di vista di Oliverio sulla psicoanalisi: poco gli importa “delle diatribe, delle valenze terapeutiche, se cura o non cura, se è morta o vegeta o vive”. E’ ben altro che conta alla fine, non certe posizioni apocalittiche che dissimulano malamente interessi fin troppo scoperti. Dice Oliverio, col sano distacco del neuroscienziato: siamo comunque di fronte a “un fenomeno che ha sovvertito completamente l’ immaginario non soltanto artistico e culturale, perché non credo che esista un artista del Novecento che non abbia dovuto fare i conti con l’ inconscio… “Poi è entrato, per utilizzare un termine junghiano, nell’ inconscio collettivo insieme ad altre discipline scientifiche, come per esempio la dimensione relativistica del pensiero, che oggi si tende a sottovalutare”. A volte invece – in questo singolare libro di Amedeo Caruso – le emozioni vengono profuse a piene mani, quasi con spudoratezza. Mettiamo – per fare un solo esempio – l’ incontro con la Anderson, sofisticata musicista sperimentale e donna bella e misteriosissima, “indossatrice di voci”, com’ è stata più volte definita (in modo riduttivo). Con lei il discorso scivola su tracciati diversi, assume subito un che di poetico e soprattutto di religioso, da quei laghi ghiacciati che sogna tanto spesso all’ adesione al buddismo. E come osa concludere l’ autore del libro il suo incontro con la Anderson? Con una frase che di asetticamente professionale non ha proprio nulla, e somiglia piuttosto al malinconico addio di un ragazzo innamorato: “Bon voyage, Laurie, today and forever and a day!”.