Più che il ladro, questa volta l’occasione fa lo spettatore, il buon spettatore. Questa burletta in musica Rossiniana, con versi di Luigi Prividali, ha tutte le carte in regola per restare tra i nostri ricordi più dolci ed estasianti, per quel concerne le serate d’Opera. Dopo la maratona del Guglielmo Tell, ecco un’ora e mezzo di musica che ci rapisce e ci fa sorridere. Il mio pensiero è che il Rossini Opera Festival non possa e non debba servire soltanto (anche perché non è una serva!) a far affluire gente nei teatri di Pesaro già affollatissimi, ma a rendere conto della bellezza della lirica, anche attraverso i semplici resoconti come i nostri e a far appassionare le persone alla musica rossiniana e non solo. Il compito di un festival è quindi di diffondere, anche per coloro che non riescono ad essere presenti durante la decina di giorni in cui si svolge la kermesse in onore del grande Gioachino, il desiderio di recarsi all’Opera.
L’occasione fa il ladro ha finalmente una “lei” direttore d’orchestra, il maestro Yi-Chen Lin di Taiwan, giovanissima e sicura, che ha condotto la Sinfonica G. Rossini con il dovuto brio e la necessaria tensione musicale per una super-operina scritta da Rossini nientemeno che a vent’anni. Signore e signori, come direbbe il Principe De Curtis, in arte Totò: Che mosica! …stupenda, quella a cui abbiamo assistito. La storia è facile facile. Due gentiluomini, Don Parmenione e il conte Alberto, si incontrano in una notte di tregenda in una locanda. Il domestico di Parmenione, vero protagonista e narratore ammiccante al pubblico della storia, scambia le valige dei cavalieri, inducendo una forte passione, nel suo padrone, per un piccolo ritratto, rinvenuto nel bagaglio sottratto al padrone, di una donna che egli ritiene la sposa promessa del conte. Impossessatosi anche dei documenti e preso dal fuoco amoroso, decide di sostituirsi all’aristocratico per sposare la fanciulla. Invece l’immagine appartiene alla sorella di un amico di Parmenione, che lo stesso aveva deciso di ritrovare, dopo che era fuggita con un poco di buono. La marchesina, che aspetta il vero conte Alberto, vuole essere certa, però, che quest’uomo, a cui è stata destinata come sposa dal padre, sia davvero un uomo innamorato di lei. Così, scambia la propria identità con Ernestina, una domestica sveglia e intelligente, che si cala rapidamente nella parte. Inutile dire che tutto si ricomporrà, poiché il conte Alberto, defraudato di bagaglio e documenti, si innamora a prima vista della finta cameriera, che nient’altri è che la sua promessa sposa (amor da voi non chiede chi amor per voi non ha). E l’imbroglione Parmenione ritroverà, nelle vesti della servetta, la sorella scomparsa del suo amico. Lo psicoanalista fa il tifo per Martino, fratello del Leporello mozartiano, che canta quest’aria deliziosa sui pazzi: Che terribile destino / a tai pazzi star vicino! / riscaldata han già la testa, / non san più cos’han da far; / ma già un fulmine la festa / viene or ora a terminar. E ancora: Già non guarisce più chi pazzo è nato. Che gran simpatici, poi, i due gentiluomini, gran bevitori e womanizers che osannano a Bacco e alle donne: Viva Bacco, il dio del vino, / viva il sesso femminino! / che al piacer ogn’alma desta, / che fa i cori giubilar; / e anche in mezzo alla tempesta / fa i perigli disprezzar. Naturalmente siamo in pectore aspiranti corteggiatori di Berenice, la promessa del conte, condividendo ciò che lei esprime in canto accorato: Vicino è il momento, / che sposa sarò, / eppure contento / il core non ho. / Il solito ardire / non trovo più in me, / mi sento languire, / né intendo il perché. / Ma dal timore oppressa, / la mia ragion non resti: / arbitra di se stessa / l’anima mia si desti; / e ceda solo ai palpiti / d’un corrisposto amor.
Così anche noi invitiamo sempre i nostri pazienti e noi stessi, naturalmente, ad essere arbitri di noi stessi e a tenere desta l’anima. Anche perché: Oh quanto son grate / le pene d’amore / se premio al dolore / è un tanto piacer. Come viene detto ancora nell’opera: Péra, chi vol costringere / del cor la libertà. Sottoscriviamo anche questo e ci auguriamo che anche voi possiate condividere le passioni del cuore e della mente all’insegna dell’amore e della libertà. Applausi per tutti.