Videointervista a cura di Giuseppe Rocco del Quotidiano del Molise
Trascrizione
Giuseppe Rocco: A che punto è secondo Te la “fase 2” così definita da Conte? Parlo naturalmente dal punto di vista medico e psicologico, ovviamente non politico.
Amedeo Caruso: Penso che la cosiddetta “fase 2” sia da gestire con molta attenzione da parte di tutti, specie i giovani, che forse hanno sofferto più degli altri la necessità di muoversi, uscire, incontrarsi, ritrovarsi nei soliti posti di riunione. Credo sia importante sottolineare che, con questa maggiore libertà di movimenti e di uscite e di visite a “congiunti”, il pandemonio pandemico non è finito e se non si sta attenti, rischiamo di fare un buco nell’acqua e di ritrovarci di nuovo con ospedali zeppi di persone ammalate. Anche per quanto riguarda gli studi medici, ho potuto notare che troppe persone non hanno ben capito che bisogna munirsi di mascherine per accedervi, bisogna evitare di affollarsi per fare richieste di medicine che possono tranquillamente essere spedite via email. In questo i giovani dovrebbero attivarsi, per aiutare i nonni e gli zii che hanno meno consuetudine e familiarità con gli strumenti tecnologici che ci consentono di evitare i contatti inutili e i contagi pericolosi.
Secondo Te, come hanno gestito questa storia i nostri colleghi giornalisti, dato che, lo ricordo ai nostri ascoltatori, anche tu sei un giornalista pubblicista?
Mi sembra che secondo il criterio che avevamo concordato durante la scorsa chiacchierata, e cioè che il giornalismo deve servire chi è governato, e non chi governa, mi sembra che la stampa se la sia cavata egregiamente. Naturalmente dal punto di vista psicologico è giusto sottolineare che per una sana igiene della mente, non bisogna restare incollati al televisore per troppe ore al giorno e non ascoltare decine di telegiornali quotidiani. Informarsi è una cosa, diventare ossessivi è un’altra. Purtroppo questo stato di cose ha sollevato troppa cenere sotto i carboni ardenti dell’ansia e dell’angoscia che tutti ci governa in un modo o nell’altro. Vedi, pensare che l’ansia, l’angoscia o la depressione o la malinconia se vogliamo chiamare il pessimo umore con un termine più romantico, sono appannaggio di ogni essere umano sano. Differente è la gestione. Ieri sono stato molto sorpreso, piacevolmente sorpreso, da una mia giovane assistita che secondo i genitori era stata male con un dolore al braccio persistente e tachicardia e temeva di avere qualche problema cardiaco. Quando ho parlato con il padre, mi ha detto che dormiva e che mi avrebbe fatto richiamare appena si fosse svegliata, perché aveva trascorso una notte insonne, e così aveva tenuto svegli anche i genitori. Ebbene, dopo qualche ora che ho parlato con lei, questa ragazza intelligente e sensibile, ha esordito così: Credo di avere avuto un attacco di panico, dottore, ora mi sento meglio, è tutto passato. Così abbiamo chiacchierato 5-10 minuti sui suoi studi e sull’esame che aveva appena dato in via telematica, e di un congiunto a cui è molto affezionata che aveva appena potuto rivedere. Al contrario, si è recato allo studio medico una decina di volte in circa 2 settimane, un cliente noto per la sua ansia e angoscia a tutto lo studio di medicina di gruppo in cui lavoro, che insisteva per fare test e analisi, pur non presentando alcun sintomo. Ebbene costui è riuscito a farsi fare una visita al Pronto Soccorso dove non hanno riscontrato nulla dopo analisi e radiografie e il collega del Pronto Soccorso mi ha chiamato amichevolmente per chiedere come mai non riusciamo a gestire soprattutto la sua ansia… La mia risposta è stata che il soggetto non vuole in realtà farsi aiutare psicologicamente e neppure accetta di assumere qualche ansiolitico, perché non si fida dei medici, ma soltanto della sua paura di ammalarsi senza capire che la sua malattia non è organica, ma psicologica. La prima cura, ripeto, è fidarsi del proprio medico e, se questa cosa non avviene, il rapporto fondamentale che esiste tra chi cura e chi può essere curato viene meno.
Hai qualche altra notazione psicologica sui servizi televisivi?
Trovo DEPRECABILE E VERGOGNOSA non l’informazione televisiva, ma il fatto che troppe emittenti, a cominciare dalla RAI, facciano comparire in un’infinità di richieste per offerte e donazioni per la Sanità da parte dei cittadini, cosa che trovo scandalosa in una nazione dove si pagano le tasse per la sanità e per il bene pubblico. Mi sembra inammissibile per una nazione civile mendicare denaro da parte di una nazione in ginocchio… con 9 milioni di individui secondo l’ISTAT in povertà relativa (cioè che guadagnano meno di una soglia stabilita sulla base della media dei guadagni degli italiani) e 5 milioni in povertà assoluta.
Ma perché non si mettono una mano sulla coscienza i politici, gli artisti televisivi e i calciatori? Perché non si tagliano generosamente gli stipendi gli ultra-pagati signori Fazio, Paolo Mieli, Bianca Berlinguer, Barbara D’Urso, Amadeus, Balotelli e tutti i calciatori ultramilionari… e ancora tutti quelli che ruotano nell’ambito della politica con privilegi e denaro decisamente eccessivo, e così tutti i deputati regionali… scusami, avevo promesso di non parlare di politica, ma in realtà questo è un problema psicologico prevalentemente, e ti spiego perché.
C’è stato uno psicoanalista importante Erich Fromm, che ha scritto un saggio dal titolo Avere o essere, che è molto vicino alla frase shakespeariana Essere o non essere… insomma, il problema psicologico è troppo legato a quello economico per trascurarlo. Chi ha sofferto maggiormente durante questi giorni di isolamento forzato? Non certo quelli che avevano i frigoriferi pieni e tutti gli strumenti dentro casa per passare il tempo. Per i poveri la questione è stata molto più dura e quindi non possiamo trascurare il dolore psichico causato non soltanto dallo stare dentro casa, ma anche dal fatto di essere senza speranza e senza cibo, non solo in casa ma anche nel futuro.
Tutte le persone che hanno contribuito a far ammalare la Terra non pensano di essere responsabili in prima persona, anche io e Te forse nel nostro piccolo, di questo disastro virale? Il mio psicoanalista preferito, come sottolineo più volte, James Hillman, già 20-25 anni fa biasimava il consumismo e l’oltraggio all’ecologia (agli animali, alle piante), come una vera violenza psicologica nei confronti della terra che ci ospita, danneggiandola con motori e deforestazione. A un certo punto diceva profeticamente questo psicoanalista che ho avuto l’onore di conoscere e intervistare, La terra, ovvero Gea, la divinità primordiale originaria della vita a un certo punto si ribellerà ai nostri soprusi… sobillerà il Dio Pan, che è poi quello che determina le pandemie, i pandemoni, e non è quello che sta accadendo? La natura parla, ha scritto Hillman, e qualche volta urla, direi io, come in questo periodo, insomma si adira fortemente contro quelli che la violentano. Insomma, Dio Pan è incollerito e l’unica soluzione che abbiamo è quella di non farci trovare, dunque di isolarci, e non è quello che è accaduto?
Ma attenzione, diceva Hillman, il momento panico è anche il momento che salva la vita, com’è accaduto con l’isolamento che ha ridotto drasticamente i contagi. Gli dei sono tra noi, diceva il questo bravissimo investigatore dell’inconscio, che invitava sempre a una lettura psicologico-pagana della vita (senza offendere nessuna religione monoteistica). Guardiamo bene che cosa succede. In questo periodo dominano Marte e Mercurio: c’è molta aggressività, la polizia e le forze dell’ordine sono in tensione e altrettanto i cittadini, che sono arrabbiati perché possono uscire con limitazioni e non sanno chi sono i congiunti o i parenti di sesto grado… e lo stesso Ermes, il Dio delle comunicazioni è impazzito, mai come ora tanti contatti telefonici, videochiamate, televisioni incandescenti, messaggi su PC e telefono a catinelle…
Quindi oltre queste considerazioni che cosa proporresti?
Torniamo a questioni di psicopolitica, necessariamente. Non so che cosa accadrà con la comunità europea e con gli aiuti alle nazioni più colpite e disgraziate come la nostra. La mia idea sarebbe di aiutare l’Italia in un modo molto semplice senza penalizzare i poveri Italiani, ovvero dare in gestione per dieci-venti anni tutti i nostri capolavori artistici, dagli Uffizi al Museo Egizio, dai Tesori del Vaticano – sono certo che Papa Francesco sarebbe d’accordo – come la Cappella Sistina ai maggiori offerenti che potrebbero fruire dei guadagni della gestione, stipendiando sempre lavoratori italiani e prendendo tutto l’utile che ne viene fuori. Questo credo che solleverebbe molto gli animi degli italiani, che si aspettano una batosta economica se non peggiore, altrettanto grave di quella subita con il covid. Vedi, ci sono molti modi di ammazzare la gente, con le carenze sanitarie o le malattie, ma anche riducendoli sul lastrico o facendo pagare le tasse sempre ai soliti noti, e lasciando l’Italia con i classici privilegi di stipendi favolosi e di persone che a malapena riescono a sbarcare il lunario. E poi controllare tutte le aziende italiane che non pagano le tasse in Italia e tutti quelli, come ho detto in una recente puntata del podcast del Centro Studi Psiche Arte e Società, che remano contro la salute del pianeta e a quelli che hanno speculato o speculeranno sulla pandemia che ci continua ad affliggere.