A che punto è la morte di Amedeo Caruso: perdono, assoluzione letteraria e promessa d’amicizia

Ho ricevuto e, con il benevolo consenso dello scrittore Pino Imperatore, pubblico:

Caro Amedeo,

innanzitutto perdonami per averti fatto morire. Non avrei neanche lontanamente immaginato che tu fossi una persona così brillante e briosa e un professionista di così chiara fama. La prossima volta non lo farò più…

Ma ora che ci penso, essendo tu già defunto, non potrei, fatta salva una tua ipotetica resurrezione, farti morire una seconda volta, anche perché troverei deontologicamente scorretto ammazzare un uomo morto. La mia etica me lo impedirebbe, credimi.

Converrai con me, tuttavia, che post mortem ti ho fatto condire per benino. Non tutte le salme ricevono un trattamento del genere. Nell’aldilà potrai raccontare di essere un privilegiato; di sicuro ti invidieranno.

Ho apprezzato tantissimo le tue dotte disquisizioni: nessuno aveva finora dedicato a un mio romanzo una recensione di tal fatta. Te ne sono infinitamente grato. Sei riuscito a sezionare (pardon, forse ho usato il verbo sbagliato) la mia opera e a psicanalizzarla con una originalità, uno spasso, una saggezza e una profondità di pensiero che mi hanno lasciato di stucco. Per dimostrarti di persona la mia contentezza, verrei volentieri da te a stringerti la mano, ma vista e considerata la tua condizione di trapassato, non saprei come attuare il proposito. Potremmo risolvere la questione solo se tu riuscissi ad apparirmi in forma di spettro; in tal caso, però, ti pregherei di avvisarmi per tempo: non vorrei spaventarmi troppo e morire dalla paura. (Di’ la verità: ti ho suggerito un modo per vendicarti, vero? Sai com’è, io sono un ingenuo, un sognatore; penso sempre che le persone siano orientate più verso il bene che verso azioni malvagie).

Perdonami se t’ho rubato tempo, anche se posso immaginare che tu ora di tempo a disposizione ne abbia tanto. Una sola curiosità: trovandoti tu ora nel mondo dei più, come hai fatto a pubblicare il testo sul tuo blog? Trattasi forse di una recensione-fantasma?

Un abbraccio (non mortale)

Pino 🙂


Caro Pino,

scusa il ritardo di qualche giorno con il quale rispondo alla Tua graditissima e-mail. Non so all’Aldilà, ma Aldiquà, come ben sai c’è un sacco da fare per gli uomini e le donne di buona volontà!

Intanto Ti perdono di vero cuore per aver fatto morire un Amedeo Caruso che non sono io, ma che sono anche io solo di nome. Ti confesso che ho aspettato con sana ansia psicoanalitica un Tuo personale riscontro, dopo aver letto un’immediata comunicazione della Tua agenzia che mi parlava di un Tuo proposito di far risorgere Amedeo Caruso… direi che queste cose lasciamole fare a Chi se ne intende… Oddio… è pur vero che Sir Arthur Conan Doyle (e mi onoro di essere almeno suo collega medico) fu costretto dal successo delle avventure del suo eroe, dopo che lo aveva fatto morire in un torrente insieme al suo nemico nel racconto Il problema finale, a farlo resuscitare a grande richiesta dei suoi lettori e del suo editore, ne Il mastino di Baskerville. Ma quell’Amedeo Caruso non è affatto un eroe nel Tuo romanzo e quindi sono d’accordo con Te che il Tuo modo di spedirlo all’Altromondo è stato davvero originale.

Grazie per le belle parole che mi hai dedicato, mi hanno fatto sentire bene, felice e fiero di me, proprio come quando concludo con successo una terapia medica o psicoanalitica che sia. 

Voglio informarTi però – dato che parli con me come se risiedessi già nel Mondo dei Più, dove invece sta per ora il Tuo personaggio che ha il mio nome – che, nell’affermare ciò, hai scoperto una certa verità, soprattutto perché confessi di essere un sognatore. Gli psicoanalisti che hanno confidenza con il mondo onirico, riescono spesso a carpire segreti salutari per chi li frequenta. Ebbene, sono pronto solo a venirTi a salutare proprio in sogno (e non come temi, da spettro o fantasma), pur non escludendo a priori la possibilità di incontrarci di persona prima o poi e di stringerci la mano amichevolmente e fare due chiacchiere gradevoli.

Il Tuo fiuto, con il quale mi complimento (il che dimostra che sei davvero il padre del perspicace ispettore Scapece), Ti ha portato a capire che noi psicoanalisti (soprattutto quelli che apprezzano Jung e Hillman) sanno che quando si sogna si va a visitare il mondo infero, che non è l’Inferno ovviamente, ma somiglia alle Verdi Praterie dei nativi americani, abitate da tutti coloro che hanno già superato la soglia del tempo. È così che noi umani riusciamo a colloquiare anche con i nostri cari defunti e perfino altri personaggi più o meno graditi, viventi o no. Per aiutare i nostri assistiti, noi psicoanalisti ci occupiamo anche di decifrare i messaggi nascosti dentro i sogni, come ci hanno insegnato nonno Freud e successori.

Per quanto concerne la faccenda della vendetta hai ragione, mi hai offerto il giusto gancio per togliermi un po’ di sassolini dalle circonvoluzioni dell’inconscio e fare pulizia, grazie ancora. 

Mi fa piacere salutarTi con il ricordo di una famosa battuta tratta da un film memorabile di Arthur Penn che, prima della psicoanalisi, mi ha insegnato che se si vive una vita piena e felice, qualunque giorno può essere un buon giorno per morire. Anche per questo non mi sono spaventato quando ho letto la notizia della mia morte letteraria. Inoltre mi sovviene, per suggellare la nostra amicizia e pace letteraria in attesa di incontrarTi, il titolo di un film (che è un capolavoro) di Lubitsch, uno dei miei registi preferiti: Il cielo può attendere! che proprio in questo caso mi si confà, e che auspico anche per Te, per ancora tanti lunghissimi, creativi e sereni anni.

Con promessa d’amicizia,

Amedeo Caruso

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Amedeo Caruso

Presidente del Centro Studi Psiche Arte e Società, direttore dell'omonima rivista. Medico-Chirurgo, specialista in Medicina Interna, Psicoterapeuta, Esperto in Bioetica.