Dante psicofuturista

Questo mio scritto su Dante Alighieri, con uno speciale taglio psicoanalitico, vuole celebrare la sua sicura ascesa al Paradiso 700 anni fa. Il testo fa parte di un nuovo libro di prossima pubblicazione, che contiene una galleria di personaggi del mondo dell’arte, dello sport, della politica, della comunicazione, che hanno tutti un comune – ma non comune – denominatore psicofuturista. Buona lettura!

Se io fossi un professore di letteratura alle scuole superiori (idea che ho accarezzato per tanti anni durante il liceo classico), per far conoscere Dante ai miei allievi, comincerei da Borges. Leggerei in classe gli scritti di Borges sulla Divina Commedia e sono certo che li incanterei grazie al più grande affabulatore della storia della letteratura che io abbia mai incontrato nel mio cammino di modesto lettore, insieme a Stevenson, Stendhal, Proust, Balzac, Dickens. Ricordo che Borges un giorno affermò di essere fiero non tanto dei libri scritti ma di quelli letti.

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Psicopatologie sul quotidiano

(dalla Prefazione di Giuseppe Tabasso)

Caruso è il confessore laico e moderno, compassionevole e indulgente: non fa prediche, ma ragionamenti, non dispensa penitenze ma speranze, non chiede contrizioni ma introspezioni. È un igienista mentale al quale la professionalità impone di non giudicare i suoi interlocutori, ma di assisterli e magari stimolarli anche con citazioni e riferimenti letterari e culturali (da Croce, Leopardi, Eco, Omero, Borges e Tolstoj fino a Clint Eastwood, Polanski Fassbinder e Verdone). Insomma Caruso non è un pastore d’anime, ma un postino dell’anima …

Chi legge i commenti alle “lettere al dottore” contenute nel testo si avvedrà subito come Amedeo Caruso attinga, nelle risposte, da due livelli saldamente codificati, solo apparentemente lontani, per farli convergere in un unico tessuto argomentativo. Ecco allora rombare, qua e là, dalle trame dell’impianto dottrinale e dai modelli teorici di riferimento gli echi improvvisi di minuziose citazioni poetiche, narrative, filmiche. Con le quali Caruso spazia su più fronti implicando tutti gli spunti che le domande dei suoi corrispondenti gli suggeriscono per raccordarli felicemente in un originale e personalissimo unicum stilistico, niente affatto accademico e, anzi, al contrario, guarnito di raffinata leggerezza.
(dalla Postfazione di Gianni Spallone)